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MOC dexa...l'importanza della diagnosi per la cura all'osteoporosi

  • Autore: Centro Diagnostico Noviello Salus
  • 02 lug, 2018

Moc dexa e Vitamina D

La Moc Dexa è oggi l’esame più affidabile per la diagnosi dell’osteoporosi. L’osteoporosi è una patologia certamente legata all’avanzare degli anni di vita, ma non è più esclusivamente un problema geriatrico. Per tale motivo la prevenzione di questa problematica deve iniziare fin dall’età infantile e uno stile di vita sano, fondato su una dieta bilanciata con alimenti ricchi di calcio e che preveda una costante attività fisica, rappresentano le più efficaci azioni preventive che possono essere insegnate ai piccoli e adottate dagli adulti.

Quando però si parla di osteoporosi, la diagnosi di questa patologia silente e asintomatica diventa strategica e la prima cosa da fare è la misurazione della massa ossea e il dosaggio della vitamina D. In questo caso l’esame considerato più affidabile anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è la Moc con tecnica Dexa. La mineralometria ossea computerizzata (Moc), associata al dosaggio della vitamina D, infatti, permette di valutare con precisione la riduzione della densità delle ossa e di conseguenza consente di effettuare una diagnosi precoce. La Moc con tecnica Dexa (Dual X ray Absorptiometry) è un esame con una dose di radiazioni bassissima, di molto inferiore a quella di una normale radiografia e infinitamente minore rispetto a una Tac. Ciò significa che può essere tranquillamente ripetuta nel tempo senza creare alcun problema sia come controllo periodico nelle donne in pre menopausa, che sono tra i soggetti più a rischio di osteoporosi, sia per monitorare l’eventuale terapia. Solo la Moc con tecnica Dexa permette di fare con precisione la diagnosi di osteopenia e di osteoporosi.


Autore: Luigi Noviello 2 luglio 2018

Ogni anno le malattie cardiovascolari uccidono 17 milioni di persone in tutto il mondo, con infarto e ictus che ne costituiscono i casi numericamente più importanti.

Eppure fino all’80% di queste morti potrebbero essere evitate se si prestasse maggior attenzione ai fattori di rischio come il tabacco, l’alimentazione scorretta e l’inattività fisica.

Fra le tante patologie, l’infarto e l’ictus sono considerati eventi cardiovascolari maggiori e colpiscono in egual misura donne e uomini. Il rischio d’infarto per la donna è inferiore prima della menopausa poi, oltrepassata questa fase, il rischio diventa paragonabile a quello dell’uomo.

Infarto ed ictus sono dovuti nella maggior parte dei casi al mancato apporto di sangue al cuore o al cervello e ciò è determinato in buona percentuale dall’ aterosclerosi , patologia in cui i vasi diventano via via più stretti e meno flessibili a causa del deposito di grassi sulle loro pareti interne. È intuitivo comprendere che, in questa situazione, un coagulo di sangue o di altro materiale ha maggiore probabilità di ostruire il vaso.

I vasi più colpiti sono le coronarie  (vasi che riforniscono di ossigeno e nutrienti il cuore) e quelli che apportano sangue al cervello: i tessuti del cuore e del cervello, a seguito dell’ostruzione, andranno incontro ad ischemia , ipossia ( mancanza di ossigeno ), e necrosi.

Un’altra causa di ictus può essere la rottura ed il sanguinamento di un vaso del cervello che danneggia i tessuti: si parla in questi casi di emorragia cerebrale (ictus emorragico) ed il principale fattore di rischio di questo evento è l’ipertensione.

I medici e i professionisti sanitari in genere possono agire consigliando ai propri pazienti stili di vita più consoni ed incoraggiando specifici screening in

  • soggetti con familiarità per le malattie cardiovascolari,
  • ultracinquantenni,
  • donne in gravidanza,
  • ipertesi,
  • diabetici.

Un corretto stile di vita ed una giusta alimentazione può migliorare il vostro stato di salute ed livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue. Un livello ottimale di trigliceridi nel sangue (sebbene vi siano delle differenze tra i laboratori che effettuano l’ analisi del sangue), si aggirano intorno ai 150 mg/dl. Sono tuttavia considerati non particolarmente in grado di destare preoccupazioni valori tra i 50 e i 200 mg/dl. Ne consegue che si parlerà rispettivamente di ipotrigliceridemia e di ipertrigliceridemia se i valori sono inferiori o superiori al range di cui sopra.

Tenete anche conto che di solito l’analisi dei trigliceridi nel sangue viene effettuata in associazione a quella del colesterolo totale, di quello cattivo e di quello buono (rispettivamente, LDL e HDL), per valutare il fattore di rischio cardiovascolare. Si avrà pertanto un rischio alto se i trigliceridi sono superiori a 400, il colesterolo cattivo LDL è superiore a 130 e il colesterolo buono HDL è inferiore a 35 nei maschi e 45 nelle femmine. Si avrà invece un rischio basso se i trigliceridi sono inferiori a 200, il colesterolo cattivo non supera i 100 e quello buono è maggiore di 35 nei maschi e di 45 nelle femmine.



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