Ogni anno le malattie cardiovascolari uccidono 17 milioni di persone in tutto il mondo, con infarto e ictus che ne costituiscono i casi numericamente più importanti.
Eppure fino all’80% di queste morti potrebbero essere evitate se si prestasse maggior attenzione ai fattori di rischio come il tabacco, l’alimentazione scorretta e l’inattività fisica.
Fra le tante patologie, l’infarto e l’ictus sono considerati eventi cardiovascolari maggiori e colpiscono in egual misura donne e uomini. Il rischio d’infarto per la donna è inferiore prima della menopausa poi, oltrepassata questa fase, il rischio diventa paragonabile a quello dell’uomo.
Infarto ed ictus sono dovuti nella maggior parte dei casi al mancato apporto di sangue al cuore o al cervello e ciò è determinato in buona percentuale dall’ aterosclerosi , patologia in cui i vasi diventano via via più stretti e meno flessibili a causa del deposito di grassi sulle loro pareti interne. È intuitivo comprendere che, in questa situazione, un coagulo di sangue o di altro materiale ha maggiore probabilità di ostruire il vaso.
I vasi più colpiti sono le coronarie (vasi che riforniscono di ossigeno e nutrienti il cuore) e quelli che apportano sangue al cervello: i tessuti del cuore e del cervello, a seguito dell’ostruzione, andranno incontro ad ischemia , ipossia ( mancanza di ossigeno ), e necrosi.
Un’altra causa di ictus può essere la rottura ed il sanguinamento di un vaso del cervello che danneggia i tessuti: si parla in questi casi di emorragia cerebrale (ictus emorragico) ed il principale fattore di rischio di questo evento è l’ipertensione.
I medici e i professionisti sanitari in genere possono agire consigliando ai propri pazienti stili di vita più consoni ed incoraggiando specifici screening in
- soggetti con familiarità per le malattie cardiovascolari,
- ultracinquantenni,
- donne in gravidanza,
- ipertesi,
- diabetici.
Un corretto stile di vita ed una giusta alimentazione può migliorare il vostro stato di salute ed livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue. Un livello ottimale di trigliceridi nel sangue (sebbene vi siano delle differenze tra i laboratori che effettuano l’ analisi del sangue), si aggirano intorno ai 150 mg/dl. Sono tuttavia considerati non particolarmente in grado di destare preoccupazioni valori tra i 50 e i 200 mg/dl. Ne consegue che si parlerà rispettivamente di ipotrigliceridemia e di ipertrigliceridemia se i valori sono inferiori o superiori al range di cui sopra.
Tenete anche conto che di solito l’analisi dei trigliceridi nel sangue viene effettuata in associazione a quella del colesterolo totale, di quello cattivo e di quello buono (rispettivamente, LDL e HDL), per valutare il fattore di rischio cardiovascolare. Si avrà pertanto un rischio alto se i trigliceridi sono superiori a 400, il colesterolo cattivo LDL è superiore a 130 e il colesterolo buono HDL è inferiore a 35 nei maschi e 45 nelle femmine. Si avrà invece un rischio basso se i trigliceridi sono inferiori a 200, il colesterolo cattivo non supera i 100 e quello buono è maggiore di 35 nei maschi e di 45 nelle femmine.